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Ionesco al Theatre de Poche

Una camera, due tavoli, una finestra, una porta, una coppia. Lui maneggia nervosamente gli oggetti posti sulla scrivania, lei si osserva voluttuosa nella specchiera. Fuori si ode l’incedere incalzante della guerra. Così inizia la pièce Il gioco della coppia, rappresentata al Theatre de Poche di Napoli durante le festività natalizie - liberamente ispirata a Delirio a due, una delle opere minori del drammaturgo Eugène Ionesco pubblicata nel 1962 - con Peppe Miale e Lorena Leone, regia di Sergio Di Paola.

Una convulsa girandola di parole nonsense scandisce il tempo di una logora relazione che si crogiola nei voluti paradossi di un dialogo assurdo circondato dall’ossessiva presenza degli oggetti, maschera dell’incomunicabilità. I principi del teatro dell’autore di origine romena, archetipi del teatro dell’assurdo di cui Ionesco n’è il maggior esponente insieme a Beckett e ad Adamov, vengono riproposti in quest’adattamento. La disarticolazione del linguaggio, elemento di rottura del teatro nuovo rispetto ai canoni della drammaturgia classica, diventa emblema della conflittualità interna ad una coppia specchio, a sua volta, di un estenuante conflitto che si propaga ben oltre le mura domestiche. Un uomo ed una donna, conviventi da anni, ogni giorno inscenano una piccola guerra tra le pareti bombardate del loro piccolo mondo. Incuranti della tragedia collettiva che, indifferente, continua a svolgersi appena fuori dalla finestra, i due si lasciano condurre dal gioco accattivante delle parole in libertà, ostinandosi a rimanere ognuno ostaggio delle proprie certezze oltre i limiti dell’evidente assurdità delle rispettive convinzioni.


“La chiocciola e la tartaruga sono la stessa cosa”, afferma perentoria lei. “Non sono affatto la stessa bestia”, ribatte lui. “Basta. Non ci sono più questioni. La chiocciola e la tartaruga sono la stessa bestia”, rintuzza lei. “No, non sono la stessa bestia”, attacca lui. Giochi linguistici nei quali emerge la distanza tra i due protagonisti (padroni della scena i due attori) come prototipo della società del tempo violenta ed egoista. La querelle sulla presunta diversità o similarità tra la chiocciola e la tartaruga costituisce, infatti, il paradosso di una sorda comunicazione ove si mette a nudo la solitudine dell’uomo contemporaneo, vittima e carnefice di un gretto individualismo senza via d’uscita. Condizione esasperata di un universo atomizzato fatto di piccoli uomini rinserrati nelle meschinità della convivenza. Individui soggiogati dalla forza straniante delle cose la cui abbondanza consente di trovare futili argomenti per nascondere se stessi parlando d’altro.

Le incomprensioni linguistiche tra i due protagonisti costituiscono l’essenza della drammaturgia di Ionesco che irrompe sulla scena negli anni cinquanta del Novecento, suscitando non poco clamore per l’introduzione di elementi innovati nel panorama teatrale e per la dirompente carica dissacratoria del mondo rappresentato. Linguaggi, temi, espressioni che trovano nella Scuola Francese della Rive Gauche un terreno fertile sul quale sperimentare un nuovo modo di raccontare la realtà attraverso il paradosso negli spazi ristretti di un piccolo locale, il Theatre de Poche.

Luoghi angusti perfetti per la rappresentazione dell’esistenza votata al grottesco come il Theatre de Poche di Napoli, sorto nel 1992, nel solco della sperimentazione dei temi e dei linguaggi cari al teatro dell’assurdo. Una piccola realtà nel centro storico napoletano che negli anni ha saputo conquistarsi il suo spazio non solo sul versante artistico ma, soprattutto, nell’ambito della formazione degli attori con l’attività laboratoriale.
Nella terra madre dei paradossi la drammaturgia di Ionesco non poteva avere migliore rappresentazione.
Loredana Orlando

Per info sulla stagione teatrale 2012-2013 di Theatre de Poche: www.theatredepoche.it

 

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