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Napoli tra Paradiso e Inferno: Toni Servillo al Diana

La Napoli dalla religiosità popolare, superstiziosa, Napoli che parla con i morti, che instaura un filo diretto con l’aldilà.Questo tratto caratteristico della cultura partenopea è lo spunto per il nuovo spettacolo di Toni Servillo di scena in questi giorni al Diana. Un recital di poesie che mette insieme grandi classici (Viviani, Di Giacomo, Eduardo) e lavori inediti. Lo spettacolo rende omaggio alla  multiformità espressionistica di una lingua che sa farsi gesto, mimica, teatralità. Servillo percorre il dialetto da un capo all’altro fino alla poesia ricercata e neo barocca di Enzo Moscato.


Napoli ieri e oggi quindi, a sottolineare che la cultura napoletana non è un quadretto di fine ottocento ma pulsa ancora e cova letteratura di primo piano sotto la cenere del presente degrado. Una letteratura che (e come non potrebbe) si nutre delle contraddizioni, delle ferite aperte dell’attualità. L’opera degli artisti è, a Napoli più che mai, lo specchio delle dissonanze ataviche, delle vertigini di dolore e incanto della città. Tornando al rapporto con l’aldilà, attraverso questo pugno di poesie  traspare un rapporto ondivago, che va dalla richiesta di giustizia divina e quella di protezione. Ma il mondo ultraterreno è anche il filtro di un passaggio dimensionale come nell’interessante inedito di Maurizio de Giovanni “O vecchio sott o ponte”.

L’attore del Divo poi è straordinario. Non viene dalla tradizione classica Napoletana e si sente. La sua lettura non risente di lasciti passati, è originale, priva di sbavature e diretta, quasi cinematografica. Il palcoscenico, volutamente spoglio ospita la sola voce, che, come un canto di sirena, veicola la magia del dialetto.  Crudo, aspro (“Fravecature” di Viviani), sovraccarico, levigatissimo, (“Litoranea” di Moscato) e infine postmoderno come in “Napoli” di Borrelli. Da sottolineare la sconcertante inadeguatezza del pubblico alla prima a cui ha fatto da contraltare la reazione ironica e lo spessore umano del protagonista.

 

 

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