Malinconico, disincantato, struggente. E’ questo il ritratto che Peppe Barra offre del suo personaggio in La musica dei ciechi, di scena questi giorni al teatro Cilea. Un atto unico di Viviani che indaga, con colori vivaci e espressionisti, la vita di un gruppo di suonatori ambulanti e non vedenti. La cecità è parabola dell’esistenza sullo sfondo di una Napoli antica, notturna, misteriosa.
Una città dal tempo dilatato, come quello notturno ( ed è infatti di notte che si svolge la storia) popolare, sognatrice, culla di suoni e voci arrochite dal mare. La scena è opaca, la percezione dei ciechi illusoria, motivo di ambiguità e ossessioni. La commedia, che aveva nell’originale molti spunti comici, vive qui invece di pause, atmosfere suggestive, penombre.
La seconda parte” Voci dal Vico Finale” attinge a piene mani dal repertorio musicale di Viviani attraverso suggestioni che si ricollegano allo stesso universo di emarginazione descritto dalla commedia. La struttura composita sottolinea appieno il talento multiforme dell’artista napoletano; cast non sempre all’altezza e una durata da “corto” influenzano negativamente la godibilità complessiva dell’opera.




