Giorgio Albertazzi cerca Pablo Picasso per carpirne il duende, «il daimon socratico della creatività: quel potere misterioso che tutti sentono ma nessun filosofo sa spiegare, diceva Goethe. Lo spettacolo si fonda sul discorso "Teoria e prassi del duende" di Garcia Lorca: nel gioco fra torero e toro ferito, al momento di matar ci vuole il duende per colpire nel segno della verità artistica. Questa descrizione è la sintesi dello spettacolo», esterna Albertazzi in scena con la regia di Antonio Calenda e la coreografia della Martha Graham Dance Company.
Dopo “La casa di Ramallah” spettacolo intenso in cui interpreta un padre che accompagna la figlia kamikaze a compiere il proprio destino torna a teatro con “Cercando Picasso” per la regia di Antonio Calenda.
“Stavamo pensando a Picasso come
il genio del secolo, che ha cambiato l'idea dell'arte, del rapporto con la musica. Avevamo un testo di un autore inglese sulle donne di Picasso, però poi abbiamo capito che non era il caso, lo abbiamo scartato ed abbiamo cominciato, io e Tonino Calenda, a scriverci delle lettere su Picasso. Così è nato il testo, da questa corrispondenza appassionata tra me e lui su questo genio, uno dei massimi protagonisti del novecento, che ha inciso per sempre sull'idea dell'arte, della pittura, del rapporto dell'artista con la sua opera.”
Lo spettacolo gioca con la personalità irregolare e debordante di Picasso tra allegorie e dettagli biografici. Al centro della scena è posto un grande letto dal quale si desta Picasso- Albertazzi e poco dopo da sotto le lenzuola si rivelano con movimenti fluenti molte donne, le ballerine della Martha Graham Dance Company. Sullo sfondo appare un nudo femminile, si tratta di una grafica di Picasso. Lo spettatore si trova trasportato all’interno di “Amore ed Eros” uno dei nuclei tematici attorno ai quali si sviluppa questo viaggio nell’immaginario e nella poetica del grande artista Spagnolo.C'è un'analogia tra l'arte figurativa e l'arte del teatro, tra l'Albertazzi e la sua vita e il grande artista Spagnolo. Tra la corporalità delle anima che inseguiva e trovava Picasso nelle sue opere e la inesausta carica vitale espressa dal suo interprete. Un empatia che rende unica l'alchimia di questo spettacolo.
Stefano Vosa