Il Bellini regala i suoi spettatori a una stagione mai cosi ricca di qualità. Grandi nomi e grandi testi si affiancano a proposte piu alternative ma non per questo meno interessanti. E’ il caso di “ Dignità autonome di prostituzione”, attori in “ vetrina” recitano monologhi interattivi in pillole di “piacere” . La prostituzione è quella del teatro, ormai ripudiato dalla società nella sua funzione culturale e sociale. Ed è per questo che l’attore sente il diritto di riconquistarsi una dignità a partire dal presente degrado.
L’opera è anche un paradigma dei nostri tempi; l’arte ormai svuotata di senso è stata sostituita dalla pubblicità. Non ascoltare e proporre ma vendere sembra essere la parola d’ordine dei nostri anni. E si vendono anzi si svendono gli attori nel bordello di questa allucinata casa chiusa. Come prostitute ammiccano al cliente per invogliarli a comperare una merce che la società denigra. Sono costretti a vivere nell’oscurità e nel silenzio ma non per questo se ne vergognano. Anzi ribadiscono con l’arte, nell’arte la loro superiorità intellettuale. Nello spettacolo, ideato da Luciano Melchionna il pubblico contatta o riscopre il senso del teatro, la sua sacralità, la sua ritualità. Assiste alla concentrazione, ripetuta a loop, dell’attore che entra ed esce dal proprio personaggio. Osserva tutto questo da vicinissimo ma senza mai essere coinvolto se non da spettatore/cliente, ruolo nel quale si è proposto. La differenza non da poco è che non sta seduto per ore nello stesso posto, stretto claustrofobicamente tra due file. Può scegliere, muoversi, scambiare opinioni e consigli, interagire con i generi teatrali e i differenti attori - con il dinamismo contemporaneo raggiunto tramite internet e i telecomandi ma in una relazione paritaria, fisica, reale, calda, emozionante




