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Diritto alla privacy. L’Ue sfida la rete

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Duro attacco della vicepresidente della Commissione europea e responsabile per la giustizia nell’Ue, Viviane Reding, alla libera circolazione dei dati personali sul web. La commissaria ha proposto al Parlamento e al Consiglio europeo una nuova legge sulla protezione della privacy in rete.

Obiettivo della proposta è l’attuazione di un unico regolamento, nel quale verranno tutelati i diritti di indagine giudiziaria con una norma specifica, volto a sostituire il pacchetto di norme nazionali attuali risalente a una direttiva del 1995. L’Europa vuole intervenire nella proliferazione ormai senza controllo di dati, immagini, commenti di ciascun individuo navigatore della rete il cui profilo viene intercettato ai fini della pubblicità mirata. Un fenomeno in espansione al punto che si può parlare di “furti di identità”. Nell’ultimo anno, il meccanismo della pubblicità mirata ha intercettato l’identità del 17% degli italiani e del 12% degli europei.

 

Il regolamento unico, secondo lo studio della Commissione, dovrebbe portare un beneficio non solo alla privacy dei consumatori ma anche alle aziende. Si calcola che le stesse aziende potrebbero risparmiare 2,3 miliardi di euro l’anno con la semplificazione burocratica dei dati, alla quale si accompagnerebbe la crescita del mercato digitale parallelamente all’aumento della fiducia da parte dei cittadini. Infatti, per Bruxelles, con la nuova normativa i cittadini si muoveranno con maggior fiducia per gli acquisti in rete o nella richiesta di servizi online, a fronte dell’attuale scoraggiamento che investe il 72% dei navigatori europei.

Preoccupati, invece, gli operatori del settore secondo i quali aumenterebbero i carichi amministrativi. Per l’associazione mondiale dei pubblicitari (Wfa), si temono pesanti conseguenze sulla pubblicità mirata comportamentale, modello sul quale si regge l’economia digitale. Tuttavia si registra un’apertura dell’Ue verso le Pmi fino a 250 lavoratori per le quali le regole saranno semplificate così come per le star-up che verranno esonerate da alcune regole come, per esempio, “l’obbligo di nominare funzionari per la protezione dati”.

Una novità importante riguarda la possibilità per il cittadino di rivolgersi all’authority nazionale- “forte e indipendente tanto dalla politica quanto dall’industria”, ha dichiarato la Reding- per qualsiasi reclamo o richiesta. Compito dell’authority sarà di comminare le sanzioni.

Il regolamento unico verrà applicato a tutti i fornitori di servizi, compresi quelli con sede extra europea ma che operano anche in Europa come nel caso delle società americane, per esempio, e di tutti i soggetti che hanno rapporti commerciali con l’Ue.

Le sanzioni per gli operatori che non si adegueranno alle direttive delle autorità nazionali, compresa quella di informare gli utenti della violazione della loro banca dati entro 24 ore, prevedono multe da un minimo di 250 mila  fino al milione di euro o il 2% del fatturato annuo. Multe destinate ad aumentare nel caso il provider delle aziende non consentirà la cancellazione o la rettifica delle informazioni che non si vogliono più ricevere in rete.

 

Loredana Orlando

 

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