Il Pistrice immane di Positano, l'ultimo viaggio letterario di Antonio Parlato

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Edizione postuma di un libro ricco di aneddoti e storie di mostri marini ad opera di Stamperia del Valentino
Il mare è stato l’elemento dominante dei libri e della vita stessa di Antonio Parlato. Del resto la sua smisurata passione per il mare se l’era ritrovata nel genoma derivando da un’antica famiglia positanese di uomini di mare. Un sentimento che appare in tutto lo sfolgorio delle sue tonalità negli “Avvisi ai naviganti”, in “Flavio Gioia e la bussola”, nell’“Ulisse e le sirene di Positano” e nel “Sua maestà il baccalà. Storia del Pesce in salato che ci vien d'oltremari”. Tuttavia la lettura “Del Pistrice immane di Positano e di altre mostruose creature delle acque”, un agile volumetto di un centinaio di pagine, costituisce una piacevole sorpresa poiché, tra i tanti, forse è quello che meglio esprime la sua poliedrica natura. Con l’obiettivo di rendere riconoscibile un segno identitario (Pistrice) della sua Positano attraverso la riscoperta dei suoi più profondi significati, Antonio Parlato, con grande misura, miscela ai valori della tradizione marinara, letteraria e artistica, spruzzi del suo instancabile lavoro politico. In maniera subliminale oserei dire, emerge il suo impegno di parlamentare nella difesa del patrimonio storico–archeologico del Mezzogiorno, nella tutela - da presidente dell’IPSEMA - della gente di mare aumentando i margini di sicurezza nella navigazione, nella denuncia – da ambientalista convinto qual era - degli effetti perversi di una globalizzazione selvaggia, scevra da ogni responsabilità verso l’ambiente.


L’infinita ed antica passione per il mare ha da sempre stimolato la fantasia degli uomini di tutte le latitudini, dal Mediterraneo agli Oceani. Nei loro racconti, i fondali diventano luoghi leggendari, popolati da creature mitologiche. Ed è proprio ad una di queste leggendarie figure che si rivolge l’attenzione di Antonio Parlato. Un ibrido tra un drago ed un pesce: il Pistrice.

Il racconto ammaliatore prende le mosse dall’osservazione di una lastra marmorea collocata sul campanile medievale della Chiesa Madre di Positano, sulla quale un ignoto scultore scolpì la figura zoomorfa di un Pistrice dal corpo di un enorme serpente e con una testa canina con le fauci spalancate. Poche pagine, un battito di ciglia, e ci si ritrova nel pieno della mitologia classica stretti tra Poseidone e le Nereidi, tra Nettuno ed il nugolo infinito di mostri marini che soltanto la paura dell’ignoto poteva partorire. Solchiamo un mare infido – recita una delle tante preghiere dei marinai - di un mondo traditore, al sospirato lido chi mai ci condurrà?

Il mare è un’entità naturale immensa che sovrasta l’uomo ed è al tempo stesso metafora della sua vita. La lotta ed i cedimenti del vivere quotidiano. La sfida continua con quello che è più grande di lui, per conoscere i confini delle proprie debolezze: le frontiere delle proprie forze ma anche i confini dell’Io. Oltre è l’ignoto da esorcizzare, il regno dei mostri pelagici.

Con levità la narrazione, comincia col travaso degli elementi della tradizione marinara pagana in quella cristiana, ove il Pistrice riassume simbolicamente di volta in volta la lotta tra il bene ed il male o la morte e resurrezione (il racconto biblico di Giona), ed evolve in un vero e proprio inseguimento dell’autore al sinuoso e proteiforme drago degli abissi marini. Grazie alla capacità di far convivere nel suo animo la curiosità e lo stupore dell’infante con l’osservanza dei principi razionali e sistematici della ricerca scientifica, Antonio Parlato ci conduce per mano attraverso un singolare rosario di antiche chiese sorgenti tra i costoni calcarei della penisola sorrentino-amalfitana, nella ferace pianura dell’entroterra casertano, lungo la dolce costiera del basso Lazio, ed in ognuna di esse ritrova e ci rivela, grazie alle sue spiccate doti di affabulatore, le tracce del passaggio del mitologico mostro.

La ricerca parlatiana, tra l’altro, affonda nella tradizione letteraria, per poi riaffiorare nel mondo dei lumi, di coloro, che come Bernard Heuvelmans, naturalista e studioso di animali scomparsi, ritenne di definire, dopo rigorosi confronti scientifici, nove tipologie di bestie esistite e forse ancora esistenti là nel profondo degli abissi. Per giungere infine alla sorprendente conclusione che il Pistrice non si è mai estinto: egli è presente e vive tra noi. Nella letteratura, nelle arti, nella cultura e nell’immaginario popolare. E non solo.

Nelle buie profondità degli oceani si ritrovano creature che nelle dimensioni, forme e colori nulla hanno in comune con gli stessi pesci che vivono più in superficie. Nessuno può escludere che questi signori degli abissi siano stati, con qualche loro sporadica apparizione sul pelo dell’acqua, la matrice che ha dato origine alle mostruose creature dell’acqua. Esseri leggendari che si ritrovano, seppur in forme e nomi diversi, nelle tradizioni marinare di popoli apparentemente lontani tra loro. L’abisso oceanico continua a custodire misteri che non finiranno mai di farci sognare.
E non c’è leggenda e non c’è mito – ricorda Antonio Parlato – che non trovi ragion d’essere dalla realtà e dalle sue trasfigurazioni.
Lidio Aramu

 



Antonio Parlato
Del Pistrice di Positano E di altre mostruose creature delle acque
*Stamperia del Valentino*