Mostra di Design alla Villa Floridiana

Sabato 10 giugno, alle ore 14 al Museo Duca di Martina, verrà inaugurata la mostra Roberto Mango designer, 1950-1968 dedicata all’attività di uno dei più importanti designer del panorama italiano e non solo.

L’esposizione propone una riflessione sull’autore, sul suo ruolo nel dibattito internazionale e sulle più importanti realizzazioni come designer, comprese nel tempo del suo soggiorno negli Stati Uniti e del successivo in Italia e nell’ambiente produttivo napoletano.

Un ruolo che oggi sta emergendo sempre di più dai numerosi contributi, nazionali e internazionali, chiarendo molte circostanze e concorrendo a inquadrare correttamente il fenomeno napoletano nel suo insieme come uno dei capitoli della più generale storia del design italiano. La mostra ripercorre gli anni della sua carriera professionale maggiormente significativi e intensi in quanto a produttività, a relazioni e scambi di esperienze, prima del pieno coinvolgimento nell’insegnamento universitario.

Mango rappresentava quella prima generazione di architetti, maturata e temprata nel clima del secondo dopoguerra e impegnata nell’opera della ricostruzione, per i quali la essenzialità e il soddisfacimento del bisogno costituiva una priorità assoluta. Le complesse problematiche che presiedevano al progetto dovevano, per definizione, essere ricondotte a gesti essenziali. Le sedie, i tavoli, le lampade, i frigoriferi, prima ancora di essere un bene di consumo dovevano essere un bene d’uso, dovevano concorrere al soddisfacimento di una condizione minima di vivibilità; dovevano essere economici, componibili, affidabili e durevoli. Le soluzioni dovevano essere strategiche, piuttosto che formali: maggiori prestazioni con minore impiego di materiali, di energia e manodopera, come le circostanze del tempo della ricostruzione postbellica imponevano.

Roberto Mango, seppure a diverso titolo e modi, tra il 1949 e il 1968, tra esperienze professionali, ricerche e collaborazioni, è osservatore e testimone diretto dell’operare di grandi architetti, progettisti e designers: Charles Eames, Richard Buckminster Fuller, Raymond Loewy, Walter Gropius, Mies van der Rohe, George Nelson, Alexander Girard, di Romualdo Giurgola.  Svolge in quegli anni attività didattica alla Princeton University, alla Columbia University, Pratt Institute di New York, alla Graduate School of Design di Harvard. È corrispondente, negli anni della formazione negli States e successivi, della rivista Domus di Giò Ponti. Collabora con il MoMA di Edgar Kaufmann Jr., con la Triennale di Milano, con l’ADI-Associazione per il Disegno Industriale e con le nascenti industrie che corrispondevano ai nomi di Arflex, Tecno, Poltronova, Gavina.

Tra le sue realizzazioni si ricordano: la lampada a schermo parabolico per il concorso MoMA, alcune delle variazioni sul tema della seduta a cono, la poltroncina a compasso per la Wiener e quella per il negozio di calzature Ferragamo di Piazza dei Martiri, oltre  a differenti altri progetti afferenti l’ambito ceramico, sotto forma di decori per piastrelle e manufatti d’uso: coppe, lampade, portacandele e vassoi, realizzati con una singolare tecnica di lavorazione.

La mostra, promossa dal Polo museale della Campania diretto da Anna Imponente, è a cura di Ermanno Guida,  con il coordinamento tecnico scientifico di Luisa Ambrosio, direttore del museo.