Gli eventi politici degli ultimi giorni, le elezioni governative in Grecia e il vertice G-20 in Messico, hanno sortito l’effetto di catalizzare l’attenzione pubblica sull’improrogabile necessità per l’Europa di costituirsi in un’unione bancaria e in una federazione politica.
La volontà greca di rimanere saldamente ancorata alla moneta unica, simbolo di un’appartenenza comunitaria non solo economica, avrebbe dovuto produrre sin da subito una risposta convergente da parte dei capi di stato e di governo europei sulle misure da adottare in funzione del potenziamento dell’Eurozona.
Invece, all’indomani del voto ellenico, continua a persistere la scissione tra l’area decisionista rappresentata dalla Germania e il resto d’Europa la cui voce, espressa in particolare dalle proposte del presidente francese Hollande e del primo ministro italiano Monti, risulta flebile dinanzi al rigorismo della cancelliera tedesca Merkel.
Come scrive Barbara Spinelli sul quotidiano “la Repubblicaˮ del 19 giugno «Non è tipico di una Federazione- né di un’unione a metà strada fra Federazione e Confederazione di stati sovrani- che il capo del governo più potente imponga le sue convinzioni in nome dell’intera zona euro, come fosse un Presidente-garante eletto da tutti». Infatti il governo tedesco ha recisamente escluso la sola possibilità di rinegoziare i termini di salvataggio fissati dall’Unione e dal Fondo Monetario per consentire alla Grecia di rimanere nell’Eurozona, come confermato dal voto conservatore uscito dalle urne greche del 17 giugno. L’ostinazione teutonica nel non voler discutere sull’emissione di eurobond e i reiterati veti alle ipotesi avanzate dagli altri leader europei lasciano intravedere un cammino lento quanto tortuoso lungo la strada di un’effettiva unione federale.
Le condizioni per superare la crisi economica che tiene in ostaggio l’Europa intera (non solo i paesi deboli) da un tempo irragionevole per la crescita e lo sviluppo del continente risiedono nel cambiamento strutturale delle istituzioni europee. Come ha sottolineato Michael H. Gerdts, ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia, riprendendo il discorso del ministro federale delle Finanze Schäuble «sull'evoluzione delle istituzioni Ue: elezione diretta del presidente della Commissione, trasformazione della Commissione in un governo europeo e un sistema bicamerale con un Parlamento eletto altresì a suffragio universale e una Camera rappresentativa dei Paesi. […]. Queste sono proposte di ampia portata che trasformerebbero l'Ue in un'Unione federale politica: un obiettivo ambizioso e per molti ancora non realistico. Ma proprio la crisi attuale ha mostrato che un'unione monetaria senza un'unione politica, senza una politica fiscale, economica e sociale comune, non funziona». (“la Repubblica”, 18 giugno).
Un’unica moneta frazionata in diciassette politiche economiche nazionali. Il vuoto di una politica federale la quale, invece, arginerebbe gli squilibri tra i paesi membri promuovendo-come dovrebbe essere- una comune politica di sviluppo e di bilancio. Tale è lo scenario attuale.
Il vertice europeo del 28 giugno sancirà definitivamente quale sarà l’immagine dell’Europa. Se prevarrà la linea di un continente arroccato in difesa delle sovranità nazionali o se, finalmente, si avvierà la svolta verso una federazione comunitaria.
Loredana Orlando