L’impossibilità di essere normale

Sono stato a Barcellona per la terza edizione di Videoakt, una biennale di videoarte. Il viaggio è stato anche occasione per alcune riflessioni; anche se non mi è stato possibile, purtroppo, incontrare Mireia Belil – Directora della Fundaciò Forum – per via degli impegni legati alla biennale.
Questo collegamento, ovviamente, è stato ed è per me il primo che mi viene in mente: Barcellona è la città catalana in cui è nato il Forum, Napoli è la città che dovrebbe ospitarne la prossima edizione. E quanto il condizionale sia ormai d’obbligo, è inutile sottolinearlo.

Fare un viaggio fuori dai confini nazionali, per chi vive a Napoli, è comunque altamente sconsigliato. Credo che questa sia un’esperienza comune a molti dei lettori del blog, e quindi conto sulla complicità allusiva del “io so che tu sai che io so”… tale esperienza, infatti, porta invariabilmente a porsi la (fatidica) domanda: “perchè qui no?”

L’impossibilità di essere normale, che un po’ contraddistingue tutta l’Italia, notoriamente in questa città raggiunge la sua apoteosi. Ed appare pienamente, appena si ha modo di fare raffronti.

Non sono tra quanti si lasciano facilmente incantare dalla superficie delle cose, né tanto meno penso che altrove sia il paradiso terrestre. Ma indubbiamente anche un breve soggiorno in una città normale vale a sottolineare tutta la differenza con la nostra, anormale, città.

C’è talmente tanta radicale diversità – strade pulite, traffico scorrevole, mezzi pubblici ottimi, ampia offerta culturale, buona organizzazione dell’accoglienza… – che alla fine prevale lo sconforto, la rassegnazione all’idea che “qui no”, qui non si può. Ma poiché non si può sempre fuggire, non si può vivere galleggiando su fondali sempre diversi, radicarsi significa anche – almeno per me – non rinunciare mai alla pretesa di un vivere civile; e dunque, di amministratori in grado di garantirla.

Lasciando Napoli alla volta della capitale catalana, ho fatto il percorso inverso delle preoccupate missive che la Fundaciò di Barcellona ha inviato ai nostri amministratori pubblici. Per quanto, comprensibilmente, il dialogo istituzionale abbia sempre prevalso, alla fine le fondate preoccupazioni in merito alla edizione 2013 del Forum Universale delle Culture hanno fatto breccia anche lì, e così è arrivata la formale richiesta di chiarimenti. Il 7 giugno scorso, il Sindaco Xavier Trias i Vidal de Llobatera ha scritto al Sindaco de Magistris per avere una risposta precisa in ordine a “contenuti del programma, sedi, calendari”. Difficile immaginare cosa abbia ufficialmente risposto il Comune di Napoli, visto che di tutto ciò non vi è assoluta contezza. Certo è che alla prima ha fatto seguito una seconda comunicazione, in cui la Fundaciò sottolineava: “non possiamo continuare ad accettare la procedura imposta unilateralmente da Napoli”. Considerata l’estrema disponibilità sinora mostrata da parte catalana, questo richiamo e questo deciso stop danno la misura di quanto sia stata tirata la corda. Ma ciò che appare sconcertante è invece la reiterazione (da parte dell’amministrazione comunale) di un atteggiamento che attinge al peggior stile politichese; l’assessore Daniele, infatti, ha prontamente replicato affermando che “i dubbi espressi dalla fondazione catalana sono stati dissipati. Tra poco avremo la delibera della Regione con i fondi e pubblicheremo i bandi”. Incredibile come si possa dire tanto (o tanto poco…) in solo una ventina di parole.

Forse l’assessore non sa che i famigerati bandi sono stati annunciati e promessi ormai tante di quelle volte, da avere ormai la credibilità del proverbiale al lupo, al lupo! Forse né lui né il Presidente Caldoro (o la collega Miraglia) sanno spiegare come mai questa mitologica delibera somigli sempre più all’araba fenice. Né si capisce come l’ennesima ripetizione di vuoti annunci, possa dissipare i dubbi di Barcellona, che tra l’altro chiede certezze, dati di fatto (cosa, dove, quando).

Per tacere del fatto che, quand’anche stavolta agli annunci corrispondessero i fatti, non si capisce come sia possibile (con quale serietà) organizzare un evento di tale portata, che deve svolgersi entro l’anno, quando a luglio ancora non c’è nulla! Non solo la delibera sui fondi, o i bandi per le iniziative dal basso. Non c’è alcun programma, non c’è alcuna chiarezza sulle procedure di assegnazione degli appalti per i servizi e la logistica, non c’è un organigramma di chi si assumerà l’onere di selezionare i progetti, di chi dirigerà la complessa macchina che dovrà gestire l’evento. Non c’è nulla. Se non la stratosferica, evidente inadeguatezza degli amministratori locali. E mi si passi l’eufemismo.
Più che per il Forum Universale delle Culture, sembra si stia lavorando per l’International Clown Festival…

La Fondazione napoletana, nel frattempo, si trasferisce al PAN, lasciando i locali dell’ex-asilo Filangieri. Lavori di messa in sicurezza, dicono. Padroni del campo restano i non-occupanti del collettivo La Balena. Che per parte loro, con mossa forse non proprio felice, dopo aver per mesi ribadito urbi et orbi che a loro non fregava niente del Forum, ecco che organizzano un’assemblea per discutere di “trasparenza ed equità nella gestione e distribuzione dei fondi pubblici” del Forum stesso – dando ovviamente adito, a quanti pensano che ciò prefiguri un’interesse diretto nella distribuzione, di malignare un po’ al riguardo. Come dire, pane e companatico…
Intanto, poiché non vogliamo farci mancare proprio niente, la magistratura ha cominciato ad indagare anche sul Forum.

Non saremo la capitale del modernismo, ma anche noi abbiamo i nostri vanti. Amministratori così ce li invidiano pure a Bujumbura. Ma niente paura, anche se tarda l’estate arriverà. Sdraio ed ombrelloni costeranno magari un euro meno della scorsa stagione, e così potremo felicemente dimenticare – almeno per un po’. Sfortunatamente, al ritorno troveremo sempre la stessa anomalia partenopea, ad attenderci. Quindi un consiglio: quest’estate non andate in vacanza all’estero, il ritorno potrebbe produrvi uno choc anafilattico.
Enrico Tomaselli
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