L'orgoglio di una città senza dignità

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Nella Napoli umiliata e martoriata dal degrado morale e materiale, c'è chi invita a volersi bene, a essere orgogliosi dei mirabolanti risultati ottenuti dall'amministrazione locale con l’organizzazione di qualche regata nel golfo e una corsa di biciclette. Eventi con i quali si vorrebbe mostrare il riscatto di una città che non si piega dinanzi alle difficoltà e alla crisi, ed invece non sono altro che il maldestro tentativo di coprire il fallimento di una rivoluzione annunciata a parole e mai partita.

In realtà non potrà esserci crescita se il cambiamento non investirà prima i napoletani. Non serve l'amore dichiarato per la città, ma educazione civica, rispetto del vicino e delle istituzioni, decoro personale e collettivo.  Elementi che sono alla base del vivere comune, sempre più lontani dalle coscienze di gran parte del popolo, a sua volta vessato da una politica del territorio schizofrenica e tesa ad ostacolare i cittadini più che a fornirgli i servizi minimi essenziali.

Le sacche di marciume si sono moltiplicate, divorando ogni angolo della città, aggredendo in modo irrimediabile le aree cittadine ritenute un tempo il salotto buono della città.

Oggi non esiste una Napoli buona e una cattiva, ma una Napoli che si è lasciata fagocitare dalla seconda, divenendone nella sua interezza degna espressione.

Un episodio accaduto nella giornata del 7 maggio è emblematico di come l'amministrazione locale e lo Stato siano distanti anni luce dai reali problemi dei cittadini. A poche decine di metri dalla Stazione centrale, nella zona che viene definita delle "Case nuove", un appartamento di proprietà dell'Istituto case popolari è stato occupato abusivamente da una famiglia ben conosciuta nella zona per attività non proprio rientranti nella categoria di quelle caritatevoli. La casa era abitata fino alla settimana scorsa da un'anziana donna, deceduta nella serata di giovedì. Sono passati pochi giorni perché i suoi familiari si trovassero dinanzi a una visione sconcertante, ma nemmeno tanto insolita nella zona: la porta di casa divelta, letteralmente staccata dal muro, calcinacci sparsi un po’ ovunque, una donna seduta in cucina, attorniata dai suoi familiari e da alcuni agenti della polizia allertati da una telefonata anonima di un condomino dello stabile. Le forze dell'ordine altro non hanno fatto che accertare lo stato delle cose e l'impossibilità di spostare la donna, in quanto anziana e infartuata (come da certificato medico già pronto). Di lì a poche ore arriverà anche il certificato che permette ai familiari di accudirla nella casa occupata.

Arnaldo Capezzuto, ‘impavido’ giornalista del Fatto Quotidiano, invita a “una prova d’amore”, ad "abbracciare Napoli", ma dimentica completamente la Napoli reale, fatta di personaggi e avvenimenti come quello appena citato. Non si chiede cosa ne vogliamo fare di quest'altra Napoli, e non si sa quando e chi mai l'abbraccerà. Di sicuro non se ne cura il Sindaco, troppo impegnato a organizzare eventi sportivi e concerti con artisti internazionali attirati dalla concessione gratuita di uno dei palcoscenici più suggestivi al mondo qual è piazza del Plebiscito. Chi si farà carico delle tante persone 'perbene', abbandonate e relegate a vivere in contesti dove spadroneggiano abusi e violenze? In un territorio dove la sola legge ad essere conosciuta è quella della sopraffazione, in una zona in cui si moltiplicano gli abusi edilizi, con due balconi appena fatti su un piano ammezzato, realizzato quasi certamente senza alcuna concessione edilizia. Un territorio che ha tramutato l'arte di arrangiarsi, nell'arte del sopruso. L'economia è mutata radicalmente nel corso di questi anni, le bancarelle di ogni genere che prima affollavano i vicoli, hanno lasciato il campo alla desertificazione, lasciando sottintendere quali siano le sole attività realizzabili. A pochi metri via Marina, il Parco della Marinella mostra ancora i segni della presenza dei rom, sgomberati diversi mesi fa senza far seguire una radicale pulizia: cumuli di rifiuti e pneumatici accatastati, sono ancora lì a diffondere la cultura del brutto, del degrado, dell'abbandono. Nelle immediate adiacenze un'aiuola, 'requisita' da vedette del luogo per trasformarla in una proprietà privata dove, da anni, vive un cane di enorme stazza. Forse qualcuno può affermare di non sapere? Non vi è un rappresentante delle istituzioni cittadine, un poliziotto, un carabiniere a conoscenza di quello che i cittadini subiscono ogni giorno?

Recuperare Napoli è ormai una missione impossibile. Qualcuno pensa di riconquistare la dignità perduta con qualche grande evento, buono per una passerella pagata a caro prezzo con i soldi di una comunità sempre più povera. Per farlo sarebbe stata necessaria una vera, autentica rivoluzione. Già, la rivoluzione…
Paolo Carotenuto
8 maggio 2013


In alto a destra una galleria di immagini nelle quali è possibile vedere l'interno dell'appartemento occupato, una visuale del Parco della Marinella abbandonato e l'aiuola trasformata nella casa di un cane. Cose che succedono a Napoli, tutte concentrate in pochi metri.