Shining Star

La perla contro l’Atlético Madrid ha certificato lo splendido inizio di stagione di Paulo Dybala, passato in pochi mesi da partente a calciatore più decisivo della Juventus.

Cambia la tua vita con un click è un film del 2006 con protagonista Adam Sandler, il quale, grazie a un telecomando donatogli da Morty, interpretato da Christopher Walken, ha il potere di mandare avanti e indietro gli avvenimenti della propria vita, gestendola a suo piacimento.

Pur non possedendo questo telecomando magico, Paulo Dybala ha visto cambiare la sua vita calcistica nell’arco di pochi mesi. All’inizio di agosto, di ritorno da una deludente Copa América con l’Argentina (quattro presenze – solo una dal primo minuto – con una rete, nella finale 3°-4° posto contro il Cile), è costretto a restare a casa, senza potersi allenare alla Continassa con i suoi compagni e con il nuovo allenatore, Maurizio Sarri.

Infatti, Fabio Paratici, Chief Football Officer dei bianconeri, è a Londra per definire con il Manchester United lo scambio tra “La Joya” e Romelu Lukaku, che verrebbe così soffiato all’Inter, da tempo sulle tracce dell’attaccante belga.
Quando tutto sembra ormai definito, tuttavia, Paulo punta i piedi e rifiuta il trasferimento ai Red Devils, favorendo in tal modo il passaggio di Lukaku alla corte di Antonio Conte.

Una scelta forte, testimone delle volontà dell’argentino di tornare protagonista nella squadra che lo ha consacrato ai massimi livelli, al punto da portarlo a essere considerato l’erede di Leo Messi all’alba della stagione 2017/2018, in cui era stato in grado di realizzare dodici reti tra agosto e settembre.
A rafforzare il paragone c’era stata la superba prestazione dell’11 aprile 2017, quando, proprio al cospetto della “Pulce”, Paulo sfoderava ben due volte la sua “Dybala Mask”, contribuendo in maniera sostanziale al 3-0 di Torino e al passaggio del turno della “Vecchia Signora”, successivamente caduta nella finale di Cardiff sotto i colpi di Cristiano Ronaldo e del Real Madrid.

Messi e CR7: i fuoriclasse che hanno dominato l’ultimo decennio del mondo calcistico, come dimostrano gli undici Palloni d’Oro conquistati dal 2008 a oggi (sei per l’argentino, cinque per il portoghese), sono coloro che, direttamente e indirettamente, hanno maggiormente influito sul destino di Dybala.

Leo, per riaffermare la sua superiorità, stravince il duello con il connazionale il 12 settembre 2017, indirizzando con una doppietta il 3-0 dei catalani sui bianconeri e vendicando il KO di pochi mesi prima. La sconfitta lascia il segno su Paulo, che, nonostante i ventisei gol stagionali (record personale), non riesce più a replicare le performance dei mesi precedenti, trovando una sola rete in Champions League (nel ritorno degli ottavi di finale contro il Tottenham) e aumentando il dibattito sulla sua decisività nella competizione continentale, tenendo conto che la miglior partita europea della Juve - l’inutile vittoria del Santiago Bernabéu con il Real Madrid - coincide con l’assenza della “Joya”, squalificato dopo l’espulsione rimediata nello 0-3 dello Stadium, passato alla storia per la splendida rovesciata di Ronaldo.

A rafforzare le perplessità sul rendimento di Dybala, la decisione di Massimiliano Allegri di non ritenerlo indispensabile in alcuni dei match decisivi di campionato. Paulo resta fuori dall’undici titolare nelle sfide di andata con Inter e Roma, viene sostituito tra primo e secondo tempo nella gara scudetto contro il Napoli, mentre entra soltanto al 61’ nella cruciale partita di Milano con l’Inter, risultando decisivo con l’assist per il definitivo 2-3 di Gonzalo Higuaín, che di fatto regala alla “Vecchia Signora” il settimo titolo consecutivo.

L’estate 2018 si apre con il botto, dato che la Juve acquista Cristiano Ronaldo e diventa la favorita principale per la vittoria di quella Champions sfuggita due volte all’ultimo atto nelle tre stagioni precedenti. Per far posto a CR7, viene sacrificato Higuaín, autore di cento gol in due annate insieme a Dybala, nella coppia ribattezzata “HD” dagli addetti ai lavori.

Allegri tenta di proporre un tridente sulla falsariga di quello che ha fatto le fortune del Real Madrid campione d’Europa per tre anni di fila: Cristiano fa Cristiano, Mario Mandžukić fa le veci di Karim Benzema, mentre a Dybala vengono assegnati i compiti di Isco, tanto che il tecnico livornese definisce “tuttocampista” il suo numero 10, chiedendogli di essere il raccordo tra centrocampo e attacco.

Paulo, però, giocando lontano dall’area avversaria, fatica a favorire lo sviluppo della manovra bianconera, risultando inadatto al ruolo di cucitore di gioco e mostrando una difficile coesistenza tattica ed emotiva con CR7. La conseguenza è che “La Joya” scivola nuovamente fuori dall’undici titolare a vantaggio di Federico Bernardeschi, finendo in panchina nella miglior partita stagionale della Juve, il 3-0 con cui la “Vecchia Signora” ribalta l’Atlético Madrid dopo la sconfitta subìta al Wanda Metropolitano.

Dybala subentra negli ultimi quindici minuti nell’andata dei quarti di finale ad Amsterdam contro l’Ajax, giocando, invece, dall’inizio nel match di ritorno per via dell’infortunio di Mandžukić. La sua partita, la prima da capitano della Juve nella massima competizione continentale, dura appena un tempo, poiché un problema muscolare lo costringe ad abbandonare il campo e ad assistere da spettatore alla rete decisiva di Matthijs de Ligt, futuro compagno di squadra, che elimina prematuramente e sorprendentemente i bianconeri dalla Champions League.
I 45’ giocati con i lanceri sono il manifesto dell’annata di Dybala, costretto ad agire in copertura costante su Frenkie de Jong, regista della squadra olandese, snaturando le sue indiscusse qualità tecniche.

Per la prima volta dal 2012/2013, stagione del suo esordio in Serie A con la maglia del Palermo, “La Joya” non va in doppia cifra in campionato, fermandosi a soli cinque gol. Paradossalmente, le cinque reti realizzate in Europa rappresentano il suo record, anche se quattro di queste vengono segnate ai modesti svizzeri dello Young Boys.

La decisione di rifiutare la cessione non sembra mutare le fosche prospettive di Dybala, che totalizza appena ventiquattro minuti nelle prime quattro uscite stagionali della nuova Juve di Sarri, dovendo aspettare il 21 settembre, giorno della sfida casalinga con il Verona, per fare il suo esordio dall’inizio.

Il primo “click” arriva il 6 ottobre, quando i bianconeri sono ospiti dell’Inter capolista. A sorpresa, Paulo scende in campo dal 1’ a scapito di Higuaín, rientrato a Torino dopo le deludenti parentesi al Milan e al Chelsea e quasi sempre preferitogli da Sarri fino a quel momento.
“La Joya” approfitta dell’occasione e, schierato nel ruolo naturale di seconda punta al fianco di Ronaldo nel 4-3-1-2 varato dall’allenatore toscano, trova la prima rete stagionale e il momentaneo 0-1 dopo quattro minuti di gioco.

Fermo restando l’imprescindibilità di CR7, Sarri alterna in maniera quasi scientifica i due attaccanti argentini, ottenendo da entrambi risposte positive e gol pesanti.
Paulo, in particolare, subentrando a un infuriato Ronaldo, regala il successo contro il Milan. Inoltre, è finalmente decisivo in Champions League, prima ribaltando il Lokomotiv Mosca con una doppietta in due minuti che indirizza in maniera positiva il cammino europeo della Juve, poi dando ai bianconeri il primato matematico nel girone con la splendida punizione che trafigge Jan Oblak, portiere dell’Atlético Madrid e tra i migliori estremi difensori del mondo.

La gara con i Colchoneros ha mostrato come Dybala abbia ritrovato il sorriso e la serenità, sentendosi pienamente coinvolto nel gioco bianconero come quasi mai era capitato nella scorsa stagione. A testimoniarlo, oltre al gol capolavoro, ci sono le fantastiche giocate effettuate che hanno svelato una volta di più il suo enorme repertorio. Su tutte, il tunnel con il tacco al difensore madrileno Mario Hermoso, costretto a spendere un fallo e il conseguente cartellino giallo per fermarlo.

La grande vena di Paulo ha permesso alla Juve di non risentire eccessivamente dei problemi incontrati da Cristiano Ronaldo nei primi mesi della sua seconda annata all’ombra della Mole. Insieme al portoghese, “La Joya” è finora il miglior marcatore stagionale della “Vecchia Signora” con sette reti tra tutte le competizioni, vantando un rapporto gol/minuti giocati nettamente migliore del compagno: uno ogni 131’ per Dybala, uno ogni 199’ per CR7.

Considerando le difficoltà di Bernardeschi e Aaron Ramsey nell’interpretare al meglio il ruolo di trequartista, sono in tanti a immaginare un tridente potenzialmente da sogno, con in campo contemporaneamente Dybala, Higuaín e Ronaldo, sebbene fin qui Sarri lo abbia schierato solo in sporadiche occasioni e mai dal primo minuto.

Paulo tornerebbe ad agire alle spalle delle due punte, ma in una squadra che pratica un calcio diverso rispetto all’ultima Juve di Allegri. La volontà di dominare il gioco attraverso il possesso palla, il baricentro più alto e il pressing offensivo per conquistare il pallone nella metà campo avversaria potrebbero esaltare le caratteristiche del trio d’attacco bianconero, migliorando le non esaltanti statistiche di prolificità sottoporta registrate nelle prime diciannove partite stagionali.

Chissà che non possa essere l’intuizione giusta per spingere la Juve e Dybala al tanto atteso e sospirato salto di qualità in Europa.

Stefano Scarinzi
4 dicembre 2019