Casa dolce casa

Mario Balotelli torna in Italia dopo quattro stagioni e lo fa a Brescia, nella città dove è cresciuto e dove spera di rilanciare la sua carriera incompiuta.

14 settembre 2000: Roberto Baggio, svincolatosi dall’Inter, firma a sorpresa con il Brescia di Carlo Mazzone, neopromosso in Serie A, e due giorni dopo fa il suo esordio con la maglia delle “Rondinelle” in Coppa Italia contro la Juventus.
18 agosto 2019: Mario Balotelli, svincolatosi dall'Olympique Marsiglia, firma altrettanto a sorpresa con il Brescia di Eugenio Corini, ritornato nella massima serie dopo otto anni di assenza, e farà il suo esordio con la maglia delle “Rondinelle” il 24 settembre nella quinta giornata di Serie A contro la Juventus.

Ma le analogie finiscono qui. Troppo diverse le carriere dei due calciatori, fenomenale quella del “Divin Codino”, Pallone d’Oro nel 1993, piena di rimpianti quella di “Super Mario”. Un’ulteriore differenza riguarda l’età in cui sono arrivati a Brescia: a 33 anni Baggio, a 29 Balotelli, segno evidente che qualcosa sia andato storto nel suo percorso calcistico.

Mario ha sempre bruciato le tappe: il 2 aprile 2006, non ancora sedicenne, fa il suo esordio in Serie C1 con il Lumezzane grazie a una deroga concessa dalla Lega, divenendo il più giovane debuttante nella storia della terza serie italiana. Il suo talento non passa inosservato e, nel corso dell’estate 2006, Balotelli sostiene un provino con il Barcellona prima di firmare con l’Inter, dove viene aggregato alla formazione Primavera, con cui, nell’arco di due stagioni, è decisivo nelle vittorie dello scudetto 2007 e del Torneo di Viareggio 2008.
Qualche mese prima di quest’ultimo successo, “Super Mario” aveva già avuto modo di esordire in Serie A con la prima squadra (Cagliari-Inter del 16 dicembre 2007) e di realizzare i primi gol con la formazione allenata da Roberto Mancini (una doppietta in Reggina-Inter di Coppa Italia del 19 dicembre 2007).

Il giorno in cui l’Italia intera scopre il suo nome è il 30 gennaio 2008, quando l’Inter va a Torino per affrontare la Juve nel ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia.
Dopo il 2-2 dell’andata, i nerazzurri hanno bisogno di segnare e Mancini si affida proprio al giovanissimo Balotelli per riuscire nell’intento. Mario dimostra di non avvertire alcun tipo di pressione e sblocca il risultato dopo appena dieci minuti. Il colpo di genio, tuttavia, deve ancora arrivare ed è un saggio delle sue qualità: sul 2-2, riceve palla spalle alla porta, resiste alla pressione di Nicola Legrottaglie e calcia di potenza nell’incrocio dei pali, realizzando il definitivo 2-3 che regala la qualificazione all’Inter.
La doppietta alla Juve, unita a quella siglata contro la Reggina, dà a Balotelli il titolo di capocannoniere della manifestazione, a pari merito con Vincenzo Iaquinta e il compagno d’attacco Julio Ricardo Cruz.

Nei mesi successivi, in seguito all’infortunio di Zlatan Ibrahimović, l’Inter dilapida gran parte del corposo vantaggio accumulato in campionato sulla Roma e Mancini ricorre nuovamente a “Super Mario” per mantenere le distanze. Ancora una volta Balotelli risponde presente e nelle ultime sette giornate va a segno tre volte, contribuendo in maniera decisiva alla vittoria dello scudetto.

Nell’estate del 2008 Mancini lascia la panchina dell’Inter a José Mourinho, mentre Mario viene aggregato in pianta stabile alla rosa della prima squadra. L’inizio di stagione è positivo, dal momento che Balotelli è determinante nella conquista della Supercoppa Italiana, primo titolo nel Belpaese per il tecnico portoghese.
Inoltre, il 4 novembre 2008 diviene il più giovane marcatore in Champions League nella storia dell’Inter, superando il precedente record stabilito da Obafemi Martins.

Successivamente, però, “Super Mario” finisce in quel vortice di comportamenti non professionali che caratterizzeranno il prosieguo della sua carriera.
Il 1° marzo 2009, dopo aver segnato su rigore contro la Roma, irride il pubblico giallorosso e Christian Panucci, a cui fa la linguaccia, causando l’ira del capitano Francesco Totti, altro personaggio chiave della sua vita calcistica.

Un mese e mezzo dopo, il 18 aprile, diviene suo malgrado paladino della lotta al razzismo. Allo stadio Olimpico di Torino, infatti, è vittima di ripetuti cori razzisti da parte degli ultras della Juve. L’episodio comporta la chiusura totale dell’impianto torinese per una giornata e la possibilità per gli arbitri di sospendere le partite in caso di insulti di natura razziale rivolti a un giocatore.
Purtroppo Balotelli sarà spesso oggetto di tali cori e il 12 maggio 2013, tornato da pochi mesi in Italia nelle fila del Milan dopo due anni e mezzo in Inghilterra con il Manchester City, il reiterarsi delle ingiurie, in questo caso a opera dei tifosi della Roma, spinge l’arbitro Gianluca Rocchi a sospendere per un minuto il match di campionato tra i rossoneri e giallorossi giocato a San Siro.

La stagione 2009/2010 è probabilmente quella che meglio esemplifica la doppia veste da Dr. Jekill e Mr. Hyde di Mario Balotelli. “Super Mario” contribuisce con undici gol complessivi al triplete, ma la sua annata viene irrimediabilmente macchiata da ciò che avviene il 20 aprile 2010, giorno della semifinale di andata di Champions League contro il Barcellona. Balotelli subentra a Milito negli ultimi minuti, quando i nerazzurri stanno vincendo 3-1, e sbaglia tutto quello che si può sbagliare, venendo ripreso in più di un’occasione da Mourinho e dal pubblico interista. Al fischio finale Mario getta a terra con rabbia la propria maglia, creando una frattura netta e insanabile con l’intero ambiente.

Nell’avventura nerazzurra, ciononostante, c’è ancora tempo per altri due episodi rilevanti.
Il primo avviene il 5 maggio: l’Inter conquista la Coppa Italia, primo passo verso il triplete, battendo la Roma. Nel finale, Totti perde la testa e scalcia con violenza Balotelli al termine di una vera e propria caccia all’uomo.
Il secondo è del 22 maggio: la squadra del presidente Massimo Moratti supera 2-0 il Bayern Monaco e, quarantacinque anni dopo l’ultima volta, è campione d’Europa. Nei minuti di recupero, con la vittoria ormai acquisita, Mourinho regala l’ingresso in campo a Marco Materazzi, con cui Balotelli si era duramente scontrato nel post Inter-Barcellona, lasciando “Super Mario” in panchina.

Il divorzio è inevitabile e matura nell’estate 2010: Balotelli passa al Manchester City, dove ritrova il suo mentore Mancini.
Alla soglia dei vent’anni, Mario ha statistiche e bacheca da far invidia a tanti colleghi più esperti, avendo conquistato sei trofei con l’Inter, con cui in ottantasei presenze (molte delle quali da subentrato) ha segnato ventotto gol. Ma la sensazione è che, nonostante la giovane età, il trasferimento in Inghilterra rappresenti per lui già un bivio.

La prima rete con i Citizens arriva all’esordio assoluto contro i rumeni del Timișoara il 19 agosto. Nove giorni prima, intanto, aveva vestito per la prima volta la maglia della Nazionale maggiore italiana nell’amichevole contro la Costa d’Avorio.

Balotelli non riesce a smussare i propri difetti caratteriali neanche al City, anzi finisce con l’amplificarli. Nella prima annata gioca poco per via degli infortuni e delle squalifiche (dodici ammonizioni e due espulsioni in ventotto presenze). Nel marzo del 2011, tra l’altro, si rende protagonista dell’ennesima bravata, in quanto decide di tirare delle freccette verso i giocatori delle giovanili nel centro sportivo di Carrington.
L’unico lampo di Mario, escluso dalla Nazionale per aver violato il codice etico introdotto dal CT Cesare Prandelli, giunge al tramonto della stagione, quando viene eletto Man of the Match nella finale di FA Cup vinta contro lo Stoke City, che interrompe il lungo digiuno di trofei dei Citizens, a secco dal 1976.

La stagione 2011/2012 è la migliore nella carriera di Balotelli. Malgrado si confermi il complesso rapporto con i cartellini (sette ammonizioni e due espulsioni), sigla tredici reti in Premier League, tra cui spicca la doppietta realizzata nell’incredibile 1-6 con cui il City viola l’Old Trafford in un derby che passerà alla storia anche per la maglietta mostrata da “Super Mario”, il quale, con il suo “Why always me?”, intende zittire le innumerevoli polemiche che lo circondano.
I Citizens, dopo quarantaquattro anni di attesa, tornano sul trono d’Inghilterra e lo fanno nel modo più imprevedibile possibile. Basterebbe una vittoria nell’ultimo turno con i Queens Park Rangers all’Etihad Stadium, ma, contro ogni pronostico, il club londinese è avanti 2-1 fino al novantunesimo minuto. Quando tutto sembra perduto, il City trova le energie per ribaltare il risultato con i gol di Edin Džeko al 92’ e di Sergio Agüero al 94’. La rete dell’argentino nasce da un assist geniale di Balotelli, che, da terra, riesce a servire il compagno.

La ciliegina sulla torta viene messa agli Europei di quell’estate, giocati in Polonia e Ucraina. Proprio in Polonia, in un’amichevole disputata dall’Italia contro la Nazionale di casa, Balotelli aveva trovato il suo primo gol azzurro l’11 novembre 2011.
“Super Mario” è uno degli artefici principali del cammino dell’Italia, trascinata in finale dodici anni dopo l’ultima volta grazie alla sua straordinaria doppietta contro la favorita Germania. Il primo gol, di testa, è da centravanti puro, il secondo è un mix di tecnica e potenza, con un destro dal limite dell’area che trafigge Manuel Neuer, in quegli anni considerato il miglior portiere del mondo. Due gemme che impreziosiscono quella che ancora oggi, a distanza di oltre sette anni, resta la miglior prestazione in carriera di Balotelli.

La terza stagione con il Manchester City, teoricamente quella della definitiva consacrazione, si rivela invece la più difficile. Il rapporto con il club e con Mancini stesso si riduce ai minimi termini e ciò si ripercuote sul suo impiego, ridotto a pochi spezzoni di partite in Premier League e in Champions. Il tutto avviene mentre fuori dal campo Mario acquista sempre più notorietà: fa parte della lista dei ventitré candidati al Pallone d’Oro 2012 e lo storico settimanale statunitense Time prima gli dedica la copertina dell’edizione internazionale e poi lo include tra i cento uomini più influenti al mondo nel 2012.
La “balotellata” è però in agguato e inaugura in malo modo il 2013. “Super Mario” e Mancini vengono alle mani durante un allenamento, chiudendo di fatto l’esperienza dell’attaccante italiano con gli Sky Blues.

Balotelli è l’uomo mercato della sessione invernale del 2013 e il 31 gennaio torna a Milano, questa volta sponda Milan, sebbene poche settimane prima il presidente Silvio Berlusconi lo avesse definito “mela marcia”.
Il passaggio ai rossoneri comporta un cambiamento nello stile di gioco di Balotelli, impiegato da Massimiliano Allegri esclusivamente da prima punta. Mario diviene un ottimo finalizzatore, come testimoniano i numeri della stagione e mezza disputata con il “Diavolo” (trenta reti in cinquantaquattro presenze tra tutte le competizioni), ma si muove poco e collabora ancora meno con i compagni. La pigrizia non passa inosservata agli occhi degli addetti ai lavori e sarà oggetto di un duro scambio di battute tra Mario e Giancarlo Marocchi dopo Roma-Milan del 25 aprile 2014. "Non capisci niente di calcio" è la risposta, coerente con il personaggio Balotelli, che dà all’ex giocatore di Bologna e Juve.

L’estate 2014 e il Mondiale brasiliano rappresentano lo spartiacque della sua carriera. Pur essendo presenti in rosa quattro campioni del mondo (Gianluigi Buffon, Andrea Barzagli, Andrea Pirlo e Daniele De Rossi), “Super Mario” è il più atteso della spedizione azzurra, essendo riposte in lui molte delle aspettative dell’Italia, reduce dal secondo posto di Euro 2012 e dal bronzo ottenuto nella Confederations Cup del 2013.

Balotelli non stecca l’esordio e realizza il definitivo 2-1 contro l’Inghilterra, mettendo apparentemente in discesa il cammino degli azzurri. In realtà, si tratterà soltanto di un’illusione, dato che, nelle successive due partite del girone, Mario vede poco la palla, rimedia due ammonizioni e, nel match decisivo contro l’Uruguay, Prandelli è costretto a sostituirlo nell’intervallo per evitare di rimanere in dieci. Le due sconfitte con Costa Rica e Uruguay rispediscono immediatamente a casa l’Italia e Balotelli diviene il principale imputato del fallimento.

La gara di Natal del 24 giugno rimarrà per quasi quattro anni la sua ultima apparizione con la maglia azzurra, poiché non verrà mai preso in considerazione né nel biennio di Antonio Conte, successore di Prandelli, né nei tragici quattordici mesi di Gian Piero Ventura, culminati nella mancata qualificazione al Mondiale russo del 2018.

Le due stagioni successive al flop brasiliano sono le peggiori in assoluto per Balotelli, che riesce a segnare appena sette gol tra Liverpool e Milan ed è spesso condizionato da problemi fisici. Mario vive l’estate 2016 da separato in casa al Liverpool, dove è ritornato dopo che il Milan non ha esercitato il diritto di riscatto.

La ciambella di salvataggio gli viene offerta in extremis dal Nizza, che preleva il calciatore a parametro zero. In Francia, Mario ritorna “Super” e, anche grazie all’allenatore Lucien Favre, che lo mette subito al centro del progetto, trascina Les Aiglons al terzo posto e alla qualificazione ai play-off di Champions League (persi contro il Napoli). Nelle due annate vissute con il tecnico svizzero in panchina, Balotelli realizza ben quarantatré reti, mettendo in secondo piano i cronici problemi con i cartellini (ventiquattro ammonizioni e quattro espulsioni).

Il 19 maggio 2018 torna in Nazionale, richiamato da Mancini, nel frattempo nominato CT dell’Italia. Il 28 maggio ritrova il gol, il quattordicesimo con gli azzurri, nel 2-1 contro l’Arabia Saudita.

L’avvio della stagione 2018/2019, tuttavia, si rivela complicato, in quanto Balotelli, ai ferri corti con la dirigenza nizzarda, viene relegato in panchina dal nuovo allenatore Patrick Vieira, suo compagno ai tempi dell’Inter e del Manchester City. Il poco utilizzo e l’impalpabile prestazione contro la Polonia nella prima sfida della Nations League lo portano di nuovo fuori dal giro della Nazionale.

A gennaio Mario riesce a svincolarsi dal Nizza, firmando con il Marsiglia un contratto di sei mesi. Con l’OM Balotelli conferma le sue qualità sottoporta (otto reti in quindici partite), ma non ottiene il rinnovo, ritrovandosi ancora senza squadra.

La chiamata del Brescia del presidente Massimo Cellino convince “Super Mario” a declinare la faraonica proposta del Flamengo, che gli avrebbe permesso di guadagnare molto di più, ma che forse lo avrebbe definitivamente tagliato fuori dalla corsa all’Europeo della prossima estate.
“Mi ricordo le strade / In cui ti ho promesso che sarei cambiato / Ma non ho capito come si fa / Come si fa”. Questa frase della canzone Bologna è una regola di Luca Carboni sembra cucita alla perfezione su Mario Balotelli, incapace di esprimere il potenziale riconosciutogli, ma voglioso di ripagare l’affetto mostratogli dai tifosi del Brescia in occasione della sua presentazione.

Se emulare la carriera di Roberto Baggio è ormai impossibile, l’obiettivo di “Super Mario” potrebbe essere provare a ripetere ciò che il “Divin Codino” ha ottenuto con le “Rondinelle”, sempre condotte alla salvezza nel quadriennio 2000-2004. Senza dimenticare il sogno della convocazione a Euro 2020, che gli permetterebbe addirittura di fare meglio del Baggio “bresciano”, escluso dal CT Giovanni Trapattoni dai Mondiali del 2002 e dagli Europei del 2004. Tale speranza passerà dai piedi e dalla testa di Balotelli e, soprattutto, dalle scelte di Mancini.

Stefano Scarinzi
5 settembre 2019