Nino D'Angelo, tra ieri e oggi

E’ andato in scena al Teatro Bellini lo spettacolo autobiografico dell’artista napoletano
NAPOLI – Nino D’Angelo si rinnova, ma forse – come affermato durante lo spettacolo - ha bisogno di uno psicologo. Il tutto accade nel momento in cui il D’Angelo, ‘caschetto d’oro’ anni Ottanta, non collima con il caschetto bianco attuale. 'C’era una volta un jeans e una maglietta’ rappresenta un tuffo nel passato: dagli anni 70 ad oggi.

 

Lo spettacolo parte dalla ‘Guapparia’ dei mammasantissima degli anni settanta quando cantanti come D’Angelo si facevano strada in occasione di matrimoni e feste di piazza. Era un Nino diverso, un cantante affamato, genuino ed affabile. Era il Nino di ‘A storia mia’, che procedeva con la vendita del primo album porta a porta. Con l’avvento degli anni '80 D’Angelo diventa un fenomeno nazionale. Il suo caschetto precede la fama conquistata. Tuttavia, la critica non gli è favorevole: ’è diseducativo, è un neomelodico...’ Le porte dei teatri italiani non si aprono...

Continua tuttavia con un iter inarrestabile e scatenato che zittirà i principali oppositori; arrivano così ‘Nù jeans e ‘na maglietta’ , ‘Sotto e stelle’, ‘Guagliuncella’ e altre con le quali il giovane D'Angelo riesce a farsi beffa della critica. Nel 1986, nel pieno del suo bagliore, partecipa al Festival della Canzone Italiana con la canzone ‘Vai’ riproposta nel corso dello spettacolo e accolta con entusiasmo e calore dal pubblico del teatro. Come ricorda nel commento teatrale, la critica presta poca attenzione ma la ‘d’angelomania’ si diffonde.

L’artista ricorda con particolare emozione le fortunate pellicole ‘Nù jeans e ‘na maglietta’ e ‘Pop corn e patatine’ che a Napoli spazzano via ‘Flashdance’ e ‘Dirty dancing’. Nel suo racconto teatrale, D’Angelo ricorda che con la fine degli anni Ottanta qualcosa subentra e sembra sconvolgere l’esistenza privata e artistica: la prematura morte dei genitori inducono Nino ad un repentino mutamento ben rappresentato nel secondo atto dello spettacolo. Via il caschetto d’oro e spazio a un taglio sobrio e nuovi lidi musicali. Il neomelodico Nino si trasforma in una pop star e nascono melodie come ‘’O pate’, ‘Chesta sera’ e ‘Mentecuore’. Uno spettacolo che va avanti in un crescendo di successo e partecipazione di un pubblico sempre attento e caloroso al punto di voler quasi carezzare il proprio idolo che riesce con la sua inalterata spontaneità a coinvolgere senza stancare, a sollecitare le emozioni senza per questo diventare invadente o addirittura triste; merito della sapiente miscela con cui lo spettacolo procede fino alla fine lasciando anche la leggera voglia di ascoltare ancora qualche brano o anche qualche aneddoto della vita di un ragazzo a cui piaceva e ancora piace tanto cantare.
Renato Torri