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Attualità

De Magistris, sogno o incubo?

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Alla posta l'ardua sentenza
di Mimmo Carratelli - La Repubblica Napoli 10 giugno 2013

Definito l’Uomo di Nienterthal che niente fa, de Magistris rivendica invece un prodigioso cammino nei suoi primi due anni da sindaco che sfugge (cammin fallendo) e da Palazzo San Giacomo agita il braccio: l’arto di trionfo.

Lontane le parole spifferate in 32 minuti al Modernissimo nel giorno della candidatura dello scasso.

Eletto, disse di essere stato votato dal 66 per cento dei senza cervello, come Berlusconi aveva definito chi lo votava, ma sarebbe stato il sindaco anche di quelli col cervello.

Nessuno afferrò il senso di quella dichiarazione rivoluzionaria.

De Magistris sulla morte della donna in via Aniello Falcone

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«Voglio sapere se la caduta dell'albero si poteva evitare»
Il sindaco di Napoli parla della tragedia del Vomero: «Sono profondamente turbato, voglio incontare i familiari della vittima»
NAPOLI. «Ho dato mandato di farmi sapere nel più breve tempo possibile cosa è accaduto e di fare un'analisi precisa dei fatti. Il sindaco e la città vogliono sapere se c'è qualcosa che si poteva evitare o se è stato semplicemente il fato».
Così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, in merito alla caduta di un albero in via Aniello Falcone, a causa della quale ha perso la vita una donna questa mattina.

Così si muore a Napoli

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La tragedia di via Aniello Falcone, non una semplice fatalità. La denuncia di un dentista a Parallelo41, le responsabilità di chi non è intervenuto
Ci sono fatalità e tragedie dinanzi alle quali siamo impotenti; altre che accendono feroci polemiche sulle responsabilità e sulla possibilità di poterle evitare, quando purtroppo il danno è già stato compiuto. Ma le coscienze si scuotono solo dinanzi a eventi estremi, irrimediabili. Come per la morte violenta di una persona.
In via Aniello Falcone una donna ha perso la vita a 40 anni perché un pino di grande stazza è crollato sulla sua auto in transito in quel momento. Una tragica fatalità la morte, ma non la caduta dell'albero avvenuta, tra l'altro, in una giornata in cui le condizioni meteorologiche non erano certo proibitive. Un evento che è la conseguenza dello stato di incuria e abbandono in cui vive la nostra città, con l'incapacità di tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini. Le ragioni sono tante e le scuse sono ormai note, al punto da divenire un disco rotto. Si riescono a trovare le risorse per cofinanziare eventi sportivi - il cui ritorno economico e d'immagine sono del tutto sproporzionati rispetto al costo sopportato - e non ci sono fondi per compiere interventi urgenti necessari per garantire la sicurezza di chi vive la città quotidianamente. La manutenzione ordinaria si trasforma in interventi straordinari, quando il danno già si è materializzato. Pericoli che crescono e si moltiplicano in ogni luogo, che assumono la forma tangibile di un albero che minaccia di collassare, ma che in altri casi si cela dietro l'impercettibile immaterialità della manifestazione degli eventi. Ed è questo il caso delle precarie condizioni igienico-sanitarie in cui versa una gran parte della città, senza che siano presi provvedimenti per scongiurare conseguenze dirette e indirette sulla salute degli abitanti.

Crolla albero in via Aniello Falcone: muore una donna

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Episodio analogo in via Caracciolo nel 2006: centaura uccisa da un lampione
Una donna di circa 40 anni, che era alla guida della sua automobile a Napoli, è morta schiacciata da un albero caduto sulla strada che stava percorrendo. La tragedia è avvenuta in via Aniello Falcone. La vittima transitava in quel momento in una delle strade più apprezzate e panoramicche della cirtrà a bordo della propria Fiat Panda quando un pino si è abbattuto sulla sua vettura.

Una tragica fatalità con un precedente: un dramma analogo già vissuto a Napoli nel dicembre del 2006, quando una giovane donna fu travolta da un lampione in via Caracciolo mentre percorreva la strada in sella al suo motorino. In quell'occasione vennero individuati dei responsabili: i due funzionari della Ati Acea (la società che all’epoca dei fatti gestiva la manutenzione dei punti luce in città) che avevano la competenza nella manutenzione del lampione crollato in via Caracciolo. Per loro un anno e otto mesi di reclusione.

La rivoluzione di de Magistris non tocca i beni comuni

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Qualunque sia il punto di osservazione – religioso, filosofico, politico - un bene comune è un’entità fruibile da una collettività, liberamente accessibile ed indispensabile alla vita. L’acqua è il bene comune noto ai più, tuttavia, anche gli ecosistemi - e tra questi quelli urbani (le città) - godono di un buon grado di notorietà in conseguenza degli effetti devastanti prodotti dal delittuoso utilizzo delle risorse ambientali.

Essi per definizione non sono escludibili così come non sono sottraibili e la loro difesa, a Napoli, rappresentava uno dei pilastri fondanti dell’azione politica del sindaco, Luigi de Magistris, e della sua variegata compagine politica. Difesa che sostanzialmente si è concretata con la concessione a risibili costi di Piazza del Plebiscito, per la realizzazione di mega concerti rock e la liberazione dalle auto dell’unico asse di collegamento tra il levante ed il ponente della città. Interventi a forte impatto propagandistico ma di nessuna utilità pubblica. Interventi giustificati fumosamente con ipotetici incrementi di presenze e profitti turistici. In verità in città pochi credono all’efficacia di queste iniziative e tra questi i magistrati della locale Procura della Repubblica che hanno avviato indagini per accertare se siano state rispettate procedure, leggi e regolamenti in materia di concessioni ed appalti pubblici.